I muretti a secco costituiscono una delle tante caratteristiche del paesaggio pugliese, tramandati in questa forma d’arte attraverso i secoli dai discendenti dei Messapi e dei Neoliti.
Sono costituiti da blocchi di pietre e appartengono alle antiche usanze dei contadini che iniziarono a costruirli per svariati motivi: proteggere le loro coltivazioni dai pascoli, marcare il confine tra una proprietà e l’altra, utilizzarli come recinto di piccole dimensioni per gli animali, oppure li costruivano lungo la costa per difendere le colture dagli agenti atmosferici.
Un particolare tipo di muro a secco è il paralupi, che veniva utilizzato principalmente nella recinzione del terreno circostante le masserie, originariamente ideato per difendersi dai lupi, da cui è derivato il nome. La zona terminale del muro è costituita da un cordolo rialzato effettuato con grosse pietre piatte, che sporgono dal muro verso l’esterno, in modo da impedire agli animali selvatici di arrampicarsi e penetrare all’interno del recinto.
Per la loro realizzazione bisogna disporre le pietre una sull’altra assicurandone la necessaria stabilità, senza ricorrere a leganti (malta o cemento). In pratica, si inizia con lo scavare la trincea di fondazione pari all’intera lunghezza del muro che si vuole realizzare, in modo da creare una base che deve essere realizzata rigorosamente sempre a secco con le stesse pietre. La posa delle prime pietre deve essere fatta su uno strato di terreno che deve risultare il più possibile compatto e solido, poiché la struttura e la solidità delle fondamenta determineranno la futura stabilità dell’opera. Con l’impiego della mazzetta (avente la punta a piccone e i lati retrostanti squadrati) si deve cercare di regolarizzare le pietre da utilizzare, squadrandole; in basso vengono collocate quelle di maggiori dimensioni e, man mano che si sale, quelle di dimensioni inferiori.
La Puglia è una delle regioni italiane in cui la diffusione delle costruzioni a secco ha dato vita a tipologie edilizie uniche, quali i famosissimi trulli e le pajare, e in cui i muri a secco, in particolare, sono l’elemento caratterizzante della perimetria della costruzione paesaggio rurale da centinaia e centinaia di anni: essi non solo hanno valenza storica, ma funzionano, ancora oggi, come elemento antropico in sintonia con il paesaggio agricolo, per la salvaguardia di alcune biospecie animali che si servono del muretto per le proprie funzioni vitali. I muretti fungono, inoltre, da filtro per quanto riguarda lo scorrimento delle acque fra un terreno e un altro in caso di pioggia: l’acqua scorrendo tra gli interstizi del muretto passa da zone di terreno a livelli più alti verso quelle a livelli più bassi, distribuendosi lungo il cammino e lasciando ai piedi del muretto tutta quella parte organica non filtrata che diventa humus utile alla rigenerazione del terreno stesso.
La tecnica dei muri a secco pugliese (in Puglia la disposizione, il tipo di finitura e la dimensione delle pietre varia addirittura da zona a zona).
La Giunta della Regione Puglia, con la Deliberazione n.1544/2010, ha approvato le indicazioni tecniche per gli interventi di ripristino dei muretti a secco nelle aree naturali protette e nei siti Natura 2000, erogando anche dei contributi nel quinquennio dal 2007 al 2013 (azione 1, misura 216 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013).