Calafetta

Tratto di costa di Torre a Mare con localizzazione del sito archeologico
Calafetta vista da sud Archivio privato Carolina Blasi 2020

Calafetta si trova in naturale proseguimento archeologico – costiero verso sud dopo Grotta Scizzo e Punta la Penna, prima della cala dell’attuale Porto turistico.

Video Foto Mimino

È’ un sito archeologico una volta chiamato “Cala di seta” per la presenza, in età antica, di alcune piccole attività per la macerazione e trasformazione delle piante tessili, esercitate sfruttando il corso di acqua che attraversava la lama e sfociava nella cala, come attestato da alcuni reperti rinvenuti, quali piccoli oggetti di terracotta e pesi per telai a cui si annodavano i fili della tessitura.

Una popolazione mista di artieri, naviganti, marinai e agricoltori ha abitato questo luogo, Netium, che si estendeva sulla costa da Scizzo a Calafetta con una superfice che, per circa un chilometro, si addentrava nell’entroterra sino al limite occidentale del territorio dell’attuale Comune di Noicattaro.

 Tra il VI e il X secolo d.C., tutta la Puglia e i centri marini prossimi a Bari furono devastati e distrutti dagli Ostrogoti e dai Greci, i quali occuparono la Puglia una seconda volta dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.). L’opera devastatrice e distruttrice fu completata dai Longobardi e dai Saraceni che divennero padroni dell’Italia meridionale (dal 661 all’815 d.C.).

Fu durante queste feroci lotte che la cala fu abbandonata dagli abitanti che si rifugiarono nell’entroterra a circa 4 chilometri. Nonostante questa immane tragedia, gli abitanti del luogo, ritornaro­no; dapprima i pescatori, successivamente gli altri.

In questa cala, il mare forma naturalmente un largo stagno con accumulo di alghe trasportate nell’insenatura dai forti venti di Maestro, Settentrione e Greco, che nei giorni di mare calmo e di calura estiva aumentano a dismisura. Ciò ha sempre rappresentato il pericolo più temuto per la salubrità del luogo sino ad essere divenuto causa di infestazione di malaria. Fu per questi motivi che alla cala fu attribuito successi­vamente il nome di “Cala infetta”, per poi divenire, per “consumazione linguistica” nell’uso, “Calafetta“.

Quando non esisteva il “Circolo dei forestieri”, l’odierno “Circolo Unione”, i coniugi Kolezan, intorno alla metà del secolo scor­so, sulla rada sottostante il ponte di “Calafetta”, sul lato sud, fecero sorgere un accogliente e moderno Lido, di breve durata, a cui diedero il nome di “Piccola Nizza“.

Video Foto Mimino

Calafetta vista da nord                   
Archivio privato Carolina Blasi 2020

Il Comune di Bari, sulla piccola radura a sud che si affaccia sulla cala ha fatto edificare nel primo decennio di questo secolo una piattaforma per eventi all’aperto denominata “Balconata di Calafetta”.

Balconata di Calafetta
Archivio privato Carolina Blasi 2020

Quest‘anno, a cura della Associazione “Torre a Mare Insieme”, si è tenuta la III Edizione della “Cena bianca”, nell’ambito del progetto della Rete Civica Urbana “Sang T’am” di San Giorgio – Torre a Mare che in questa occasione ha inaugurato e presentato le diverse attività socio-culturali programmate.

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Nei primi decenni del Novecento, in una grotta sul lato settentrionale della cala, abitò il pescatore noiano Daugenti Domenico, leggendario progenitore dei torreamaresi, sopranno­minato Varvamingo per la sua folta barba.

Vedi Varvamingo in La Storia. Benemeriti

La famiglia Varvamingo.

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