II Codice Diplomatico Barese, sotto l’anno 1207 (doc. n. 5)44, menziona la chiesetta di Sant’Andrea de mare e la chiesetta rurale di S. Gilius de mare di cui non si riscontrano tracce, ubicata presumibilmente nella stessa attuale omonima contrada a sud est di Torre a Mare.
La presenza della chiesetta di S. Gilius de mare ò confermata da un fatto straordinario, ma usuale per quei tempi, riportato dal codice precitato. II documento cita Alfarana, filia Peregrini de Noa, vedova di Nicola Tubakii da Rutigliano. Questi, prossimo alla morte, pro anima sua, offri alla chiesa di S. Nicola di Bari tutti i suoi beni, se stesso ed anche la moglie come oblata. In cambio chiese ed ottenne dal priore Blandusmirus, in concessione la chiesetta di S. Gilius de mare con annessa tenuta agricola ed accessori. La pia Alfarana, cosi santificata, si ritirò nella chiesetta di S. Gilius de mare per dedicarsi alla preghiera ed al lavoro delle vigne, degli ulivi, dei mandorli, cisterne e case.
II Tagarelli, in base a questo documento, scrive: “II che dimostra che, anche dopo la scomparsa di quel Centro arcaico, li resistettero generazioni di famiglie marinare e contadine, sparse sulla collina sovrastante, verso il rudero di Azezio”. Questa tesi, prosegue lo storico noiano, e avvalorata dal Biancofiore, il quale esprime la convinzione che a Sud-Est della moderna Torre a Mare, già primo luogo abitato dopo Bari, anteriormente all’epoca della «Magna Graecia», sia esistito verso Mola un altro centro arcaico.